martedì 25 ottobre 2011

TWERPS!

Twerp: A younger kid that is an annoying pest. (Urban Dictionary)


La cosa più bella della scorsa settimana è arrivata a quasi tempo scaduto, in una pigra domenica pomeriggio. E' planata dopo un lungo viaggio partito dall'Australia nel 2008 e poi, finita nelle mani di quei sognatori applicati alla discografia indipendente di Underwater Peoples, è arrivata a noi. E' il disco d'esordio dei Twerps, quattro "fastidiose piccole pesti" che tengono insieme con lo spago più sfilacciato che potete immaginare il kiwi pop (la Nuova Zelanda si può ammirare molto bene dal molo di Melbourne), le proverbiali chitarre a bassa fedeltà dei Novanta e secchiate di malinconia da Smiths o Wedding Present. I Twerps suonano ogni canzone come fosse l'ultima e stessero già per congedarsi in silenzio dalle scene, con una devastante gentilezza, da un angolo di mondo che non intersecherai mai se non sai dov'è nascosto, un posto dove nessun rivista musicale ti guiderà mai con troppo entusiasmo. Da dovunque li guardi sono vulnerabili: voci instabili, cori avvinazzati, rime incompiute, chitarre storte, un passo che inciampa nelle code strumentali, riferimenti al passato ingenuamente telefonati, tanta, troppa sincerità per essere veri. Un disco che pensi subito a che posto piazzare tra i migliori dell'anno, con cui addormentarti stanco e svegliarti presto al mattino, da sperare che sia lungo tre mesi e più, da non voler uscire più di casa, nell'attesa che, finito l'ultimo brano, sia andato via per sempre anche il freddo.

Twerps - Twerps

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